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Gioventù e politica negli anni '60 a Modena

Negli anni 60 a Modena erano presenti due correnti politiche principali, rappresentate dal partito comunista (PCI) e dal partito democratico cristiano (DC), totalmente in contrasto tra loro. Il primo predominava sul territorio, in cui erano radicati gli ideali partigiani che si rispecchiavano nel PCI. In ogni caso, entrambi i partiti cominciarono a riscontrare una carenza di adesioni giovanili. I principali problemi erano il tecnicismo e l'individualismo, atteggiamento questo che prevede che tutti i problemi possano essere risolti singolarmente. Inoltre, il potere era in mano a pochi governanti ed era tolto alle masse popolari, le quali avevano perso il loro potere decisionale, e i giovani erano privati di strumenti di democrazia diretta che permettessero loro di prendere decisioni politiche ed economiche. Infine era diffuso il malcontento e l'arrivismo, come visione degradata della politica.

L'opinione pubblica

Intervista (PCI)

Come si chiama?

Maurizio Fragrori

Quando e dove è nato?

Nel 1951 a Modena

Cosa si ricorda della situazione politica del tempo a Modena?

Era un periodo di forti tensioni in particolare tra il PCI e la DC che avevano diverse ideologie e supportavano le due opposte potenze nella guerra fredda, l' URSS e gli USA. Negli anni 50 ci fu un boom economico in Italia grazie agli aiuti economici degli USA in cambio di territori in cui costruire le proprie basi militari e il PCI era totalmente contrario mentre la DC ovviamente d'accordo. A Modena c'erano perlopiù compagni comunisti. I democratici cristiani erano in minoranza e la maggior parte di loro proveniva dal sud, ed erano a Modena per studiare. Erano tenuti strettamente sotto controllo e ricordo di un loro convegno in piazza Matteotti in cui erano più numerosi gli agenti di polizia, presenti per mantenere l'ordine, che gli stessi democristiani (ride). C'era il sindacato della CGIL a cui aderivano i comunisti e soprattutto i lavoratori di fabbrica, e la CISL formata dai democratici cristiani che erano soprattutto liberi professionisti.

Come vivevate voi giovani la politica?

Io a soli 15 anni, grazie agli insegnamenti di mio padre, conoscevo già più di politica di quanto non ne sapessero i miei coetanei. Passavo gran parte delle mie giornate o nelle mense universitarie o nei bar, dove rimanevo anche fino alle due di notte, per discutere di politica con i miei amici. Affrontavamo temi molto complicati per la nostra età e volevamo cambiare le cose. I miei coetanei però a quel tempo erano molto condizionati dai movimenti hippie e da quelli di rivolta provenienti dall'Inghilterra. Io, in quanto comunista, ero contro questi tentativi di cambiamento, poiché ritenevo che fossero troppo radicali e drastici, e mi opponevo alle iniziative prese anche dai miei amici. In quegli anni iniziò a diffondersi anche la moda della droga, in particolare le pasticche di LSD, che fino ad allora era riservata ai ricchi. Le mie ideologie contrarie mi permisero di aiutare e salvare diversi miei amici da questo circolo vizioso. I miti americani e il desiderio di trasgredire alle regole tradizionali allontanavano molti ragazzi dai partiti, che erano visti come qualcosa di antico e obsoleto. In verità, il loro era un modo diverso di fare politica e portare cambiamenti e l'interesse per la politica, in un modo o nell'altro, è sempre stato vivo. Tutte le domeniche con i miei compagni giravo per la città e vendevo il giornale L'Unità, con il quale ricavavo anche qualche soldino. Tutti gli anni per il 25 aprile e il 2 giugno partecipavo alle feste in piazza e vendevo le bandiere italiane ai cittadini, inoltre per la Festa dell'unità andavo sempre ad aiutare, insieme a tantissime altre persone, che come me erano volontari e non ci guadagnavano niente, se non la soddisfazione di aver fatto un piccolo servizio per lo stato.

Quindi non è vero che i giovani si allontanano dalla politica, in quegli anni?

NOOOO!!!!! Non è assolutamente vero, anzi era presente un fortissimo legame con il paese e tutti noi volevamo partecipare alla vita politica e occuparne una posizione. Ci sentivamo appartenenti alla nazione e tutte le volte che c'era bisogno di servire il paese non ci tiravamo mai indietro ed eravamo sempre pronti e attivi.

Intervista (DC)

Come si chiama?

Giovanni Manzini

Quando e dove è nato?

Nel 1939 a Medolla

Come vivevate voi giovani la politica negli anni ’60?

In quegli anni ero uno studente universitario a Bologna presso l’università di lettere e avevo 21 anni. Aderivo alla Democrazia cristiana che nel territorio era in netta minoranza con il 30-35% dei consensi mentre la restante parte aderiva al PCI. I due diversi partiti, seppur essendo in contrasto, provavano un forte rispetto reciproco e convivevano pacificamente. Ero molto interessato al mondo politico e vi partecipavo attivamente, recandomi, tre volte a settimana, ai convegni organizzati al Centro Ferrari, che era la sede della DC, in cui fornivano una buona formazione prepolitica e ci istruivano sulle ideologie e i fondamenti del partito. Infine, per coinvolgere i giovani la DC cooperava con le cooperative bianche, ma soprattutto con il sindacato della CISL  che sosteneva gli artigiani e i liberi professionisti.

Quindi non è vero che i giovani si erano allontanati dalla politica?

No, anzi, tutti coloro che ne erano interessati avevano la possibilità di informarsi, recandosi ai convegni di formazione e poi in seguito potevano delegare con le votazioni. L’unico problema era la diffusione delle idee politiche dei partiti, poiché mancavano i mezzi adeguati, ma era diffuso un generale interesse che superava anche questo ostacolo e portava i giovani a conoscere.

Tentativi di riavvicinare i giovani

 

Negli anni '60 a Modena i giovani volevano partecipare alla politica attivamente, ma all'interno dei partiti non veniva riconosciuto loro alcun potere decisionale, perciò decisero di distaccarsene. Avevano una scarsa fiducia nella dimensione collettiva dell'agire politico e preferivano discutere di attualità tra loro, nei bar o nelle mense delle università.

In risposta al calo di iscritti, i partiti cominciarono a cercare dei modi per riavvicinare i giovani. Nel 1965, la federazione giovanile comunista modenese programmò una conferenza d'organizzazione in cui affrontare i problemi dei giovani operai, proporre piani di lavoro e prendere provvedimenti a favore dei partigiani del Vietnam. Negli opuscoli pubblicati per l'occasione, i rappresentanti del partito incitavano affinché ogni circolo si ponesse l'obiettivo di chiedere ai giovani di iscriversi, promettendo un maggior successo nelle iniziative della conferenza. In verità, i giovani erano utili ai partiti per il loro grande entusiasmo, la loro vivacità e per fare numero, più che per il potere decisionale che avrebbero posseduto al loro interno.

 Un'altra iniziativa del PCI erano i campi estivi per la formazione dei giovani iscritti. Si tenevano in montagna per la durata di due settimane. Sia i maschi che le femmine, benché fossero separati, affrontavano gli stessi studi di filosofia, storia e politica del partito in modo che tutti i presenti venissero a conoscenza degli ideali fondatori. Lo scopo era proprio quello di mettere a conoscenza tutti i giovani delle strutture e delle ideologie del partito, in modo che vi aderissero, e di indicare i futuri ruoli che avrebbero potuto assumere, in base alle loro caratteristiche, all'interno di questo.

Il vero volto dei giovani

Progetto realizzato dai ragazzi del licei scientifico Wiligelmo di Modena

Classi:

4^E

Federico Fragrori

Federico Pagani

Francesco Degli Esposti

4^A

Francesca Maini

Alessandro Minghelli

Bibliografia

Archivio:

  • PCI 1964 F 1609 F 200 (corso FGCI) ospitale

  • PCI 1965 F 1500.6 F 203

  • PCI 1965 1303.2-1311

  • PCI serie 3,b.205 ( pacifismo) 

  • Gazzetta di modena 18/02/1967 ; 9/11/1967

  • Fondo messerotti 

Testi:

  • A.Cavalli, C. Leccardi, Le culture giovanili, in Storia d'Italia repubblicana vol III 2 pp. 709-802 [istituto]

  • Alfassio- Grimaldi, U., Bertoni I., I giovani degli anni 60, Bari Laterza 1964 [ CONS 305.23]

  • G. Crainz, Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni 80, Roma Donzelli 2003 [945.092 CRAI] 

  • A. Molinari, Il tempo del cambiamento. Movimenti sociali e culture politiche a Modena negli anni 60, Bologna Editrice Socialmente 2014 [ Istituto]

  • Carlo Varatti : "Ho diciassette anni  e prima di venire al corso mi sentivo un ragazzo, appunto perché di politica di questi grandi problemi che interessano tutti sapevo molto poco; ora invece, alla fine del corso, qualcosa è cambiato nel mio carattere, ora mi sento un uomo".

  •  Gavioli Ivan: “il mio primo tesserino della F.G.C.I l’ho preso all’età di quattordici anni, precisamente l’anno scorso e in quanto mio primo anno di esperienza in questa società mi erano stati posti problemi che si venivano a creare nel nostro paese e che io non riuscivo ad afferrarne tutta l’importanza di questi  fatti”.

  • Roli Ivan: “tutto sommato i risultati sono buoni considerando la scarsità di tempo, ho imparato i principali concetti del partito e ora sta a me portare a termine il tutto”.

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